Pani tipici: libro ed esposizione a Lo Quarter
Il volume oggetto della presentazione è il risultato di un lungo lavoro di approfondimento e ricerca sulla tradizione della panificazione dal punto di vista scientifico, culturale, antropologico.
Il pane nella cultura mediterranea non è soltanto alimento ma rito e momento di incontro e condivisione, alimento fondamentale nei riti della vita, pagani e religiosi. La spiccata vocazione cerealicola, un’economia prevalentemente agro-pastorale, l’isolamento territoriale hanno fatto si che la Sardegna, posta al centro del Mediterraneo, fosse sicuramente la regione del mondo a possedere il più alto numero di tipi tradizionali di pane, sia da tavola che cerimoniali. La molteplicità di tipi e sottotipi di pani tradizionali, di tecniche decorative, di modellazioni e forme non si riscontra soltanto tra zone diverse dell’isola ma anche tra paesi geograficamente vicini. Le donne sarde, depositarie da sempre del rito della panificazione, erano le artefici straordinarie della preparazione di questo prezioso e insostituibile alimento che costituiva anche un momento di grande socialità tra le persone di una comunità in ogni stagione della vita.
Diversi tipi di sfarinati: la semola di grano duro, d’orzo, di altri cereali e in un passato di estrema povertà anche di ghiande. Poi arrivano gli anni 60 e il vento della modernità porta un po’ ovunque in Sardegna ad abbandonare via via usi e conoscenze della tradizione: dal tipo di forno utilizzato, all’uso del lievito madre, al tipo di cereale utilizzato. Molte conoscenze e la memoria di una cultura plurisecolare legata all’arte panaria famigliare a un certo punto rischiava di essere perduta per sempre. Tuttavia verso la fine degli anni ‘90 qualcosa iniziò a cambiare. Diversi panificatori della Sardegna, sensibili ad alcuni risultati Tecnico-scientifici sui grani e sul recupero e riproposizione del lievito madre svolti sia da tecnici di Laore e Agris Sardegna che da ricercatori dell’Università di Sassari e della Porto Conte Ricerche, hanno riproposto a famiglie e artigiani la reintroduzione dei pani tipici, quelli che avevano segnato la vita delle famiglie per centinaia di anni, ottenuti con gli sfarinati di grano duro coltivato in Sardegna e con l’uso del lievito madre.
Oggi è in atto un sempre più vivo e vivace lavoro di recupero di quell’arte: nascono progetti di filiera corta, e il mercato stesso si sta trovando a dover rispondere ad una domanda sempre più esigente di consumatori attenti e sensibili. La tradizione torna ad essere un valore, un elemento di distinzione e motivo di competitività. Anche ad Alghero i pani tradizionali subirono la stessa sorte come nel resto dell’isola. Nel corso di qualche decennio si è persa non solo la memoria dei pani tipici algheresi ma anche i loro nomi. Solo alcuni anziani ricordavano il Pa punyat, il Pa orit, la Coca, la Semoleta e altri. Spesso era un ricordo sbiadito risalente alla loro infanzia. Tuttavia, proprio come nel resto dell’isola, anche ad Alghero è in atto quello che potremmo definire un ritorno alle origini, un recupero della memoria e della tradizione.